l'occhio - Paolo Del Bo

Paolo Del Bo - Oculista
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PAOLO DEL BO Oculista
L'OCCHIO
Il bulbo oculare alla nascita è più corto, poi crescendo raggiunge in età adulta le normali dimensioni di circa 23.5 mm con un peso di 7 gr. Protetto dall’orbita e avvolto dal grasso retrorbitario, si muove grazie all’azione di sei muscoli (retto laterale, retto mediale, retto superiore, retto inferiore, grande obliquo, piccolo obliquo), a loro volta innervati dal 3°, 4° e 6° nervo cranico. Il movimento sincrono dei due occhi ci consente la visione binoculare e stereoscopica, cioè tridimensionale
Partendo dall’esterno possiamo individuare tre strati:
– Membrana sclerotica. Costituita dalla sclera, di colore biancastro e di consistenza duro-elastica che ne garantisce la funzione protettiva. Anteriormente si continua con la cornea, trasparente, spessa circa 500 micron centralmente e circa 1000 micron (1 mm) in periferia. Si tratta della principale lente dell’occhio, in quanto converge i raggi luminosi verso la pupilla ed il cristallino (ha un potere di circa 43 diottrie, pari ai 2/3 dell’intero potere oculare). Dall’esterno all’interno, troviamo l’epitelio ricoperto dal film lacrimale, la membrana di Bowman, lo stroma (la porzione più spessa), la membrana di Descemet che, insieme all’ultimo strato, l’endotelio, ne preserva la trasparenza, separandola dai liquidi interni (humor acqueo e humor vitreo).
– Uvea. Altamente vascolarizzata, provvede all’ossigenazione e al nutrimento delle varie strutture. L’uvea posteriore o coroide, che irrora la retina, si continua nell’uvea anteriore, costituita a sua volta dal corpo ciliare (deputato alla produzione dell’humor acqueo e alla funzione di messa a fuoco del cristallino) e l’iride, che con i suoi movimenti regola il diametro della pupilla. Questa, attraverso l’azione combinata dei muscoli sfintere e dilatatore, è il diaframma dell’occhio, potendosi restringere (miosi) o dilatare(midriasi), in funzione della distanza visiva e dell’illuminazione ambientale.
– Retina. La “pellicola visiva” è formata da una porzione centrale, la macula, al centro della quale troviamo una piccola depressione, la fovea, deputata al riconoscimento dei colori e alla visione nitida. Quest’area è ricca, infatti, in fotorecettori specializzati per il riconoscimento dei tre colori principali (rosso, giallo e blu), i coni. Allontanandoci dalla macula prevalgono, invece, altri fotorecettori, i bastoncelli, deputati alla visione a bassa luminanza (scotopica), cioè alla visione notturna.
Le fibre nervose retiniche convergono poi a formare il nervo ottico, il quale esce dal bulbo oculare, forma la via ottica, che dopo aver attraversato il cervello, termina nell’area visiva occipitale. Qui gli impulsi retinici vengono trasformati in vere e proprie sensazioni visive.
Subito davanti alla retina è situato il corpo vitreo, una sostanza gelatinosa trasparente che occupa l’ 80% del volume oculare. Ha funzioni nutritive e di assorbimento dei traumi oculari.
Le altre strutture oculari:
– Ghiandola lacrimale. Posta sotto la porzione temporale della palpebra superiore. Il film lacrimale che ricopre la superfice corneale è costituito per il 90% da acqua e per il restante da muco e lipidi (grassi). Questi ultimi fanno si che il film non evapori troppo rapidamente lasciando così scoperta la cornea.
Congiuntiva. Si tratta di un sottile strato trasparente che riveste la sclera nella sua porzione esposta, per poi riflettersi a rivestire la faccia interna delle palpebre facilitandone cosi il movimento di scorrimento riducendo l’attrito.
– Cristallino. Piccola lente biconvessa posta dietro l’iride, fissata al corpo ciliare tramite le fibre della zonula dello Zinn, la seconda lente oculare, dopo la cornea, avendo un potere di circa 12 diottrie. La sua elasticità consente al corpo ciliare di regolarne in continuazione la curvatura, quindi il potere (accomodazione), per mettere a fuoco gli oggetti nella visione da vicino. Dopo i 45 anni la progressiva perdita di tale elasticità riduce la capacità accomodativa (presbiopia).

OCCHIO E FARMACI
Molti sono i farmaci che, somministrati per via generale o localmente, provocano effetti indesiderati, se non addirittura danni importanti a livello oculare.
Spesso si tratta di situazioni reversibili, per cui, soprattutto in pazienti che seguono terapie prolungate, una visita oculistica a cadenza regolare può evitare conseguenze più serie.


Alcuni esempi:

CORTISONE
Cataratta sottocorticale posteriore.
Glaucoma.
Si sviluppa rapidamente, indipendentemente dalla durata della terapia. Sembra esserci una sensibilità individuale trasmessa ereditariamente. Se si sospende la terapia per tempo regredisce spontaneamente, altrimenti si cronicizza.
Edema del nervo ottico.
L’edema della papilla ottica è conseguenza di una brusca sospensione della terapia cortisonica. Regredisce spontaneamente.

PSICOFARMACI
Riduzione della secrezione lacrimale. (occhio secco)
Glaucoma acuto.
Gli antidepressivi triciclici e gli ansiolitici, provocando media midriasi, in pazienti con angolo stretto, possono essere responsabili della chiusura acuta dell’angolo.
Neuropatia ottica.
Reponsabili gli inibitori delle mono ammino ossidasi (IMAO).
CONTRACCETTIVI ORALI
Responsabili della riduzione della secrezione lacrimale.

AMIODARONE
Depositi corneali.
Nella metà inferiore della cornea, a livello sottoepiteliale, si formano fini depositi giallastri che non disturbano la vista e che regrediscono alla sospensione del farmaco.

ANTIMALARICI (chinino, idrossiclorochina, meflochina)
Chinino. In prima giornata compare edema maculare, che può regredire o evolvere verso una maculopatia ed atrofia del nervo ottico, con grave danno visivo.
Idrossiclorochina e Meflochina. Utilizzati anche per la cura delle malattie del collageno. Possibile una maculopatia pigmentaria, seguita da atrofia del nervo ottico.

OCCHIO E VIDEOTERMINALI
DISTURBI OCULO – VISIVI
Il lavoro al computer può sottoporre i muscoli oculari ad uno sforzo notevole per vari motivi:
– se i contrasti luminosi tra testo sullo schermo ed i simboli della tastiera sono eccessivi, possono avvenire sino a 25000 movimenti giornalieri di adattamento alla luce. I muscoli sfintere e dilatatore della pupilla , che ne regolano il diametro , sono di conseguenza sottoposti ad un eccessivo carico di lavoro:
– se gli occhi fissano a lungo senza interruzione i caratteri ed inoltre il video è posto troppo in vicinanza , vengono costantemente stimolate sia la convergenza oculare sia la messa a fuoco per vicino ( accomodazione ) , al cui funzionamento sono deputati rispettivamente il muscolo retto mediale e il muscolo ciliare ; – se il monitor e i documenti da leggere non sono posti all’incirca alla stessa distanza, l’accomodazione è costretta ad un continuo lavoro di variazione della messa a fuoco ;
– vizi di refrazione anche di lieve entità , possono continuamente stimolare l’accomodazione e provocare frequenti ammiccamenti palpebrali ( muscolo orbicolare delle palpebre ) nel tentativo di migliorare la messa fuoco ;
– riflessi , contrasti ed abbagliamenti di qualunque origine sottopongono la motilità pupillare ad un iperlavoro .
– il videoterminalista tende ad ammicare meno frequentemente, per cui il film lacrimale precorneale evapora prima. Si avvertono quindi i disturbi irritativi da occhio secco.
I DISTURBI ACCUSATI
– Lacrimazione.
– Bruciore
– Fotofobia ( fastidio alla luce )
– Cefalea sovraorbitaria .
– Sdoppiamenti visivi .
– Annebbiamenti visivi fugaci , specialmente nel passare repentinamente dalla visione per vicino a quella per lontano
– Sensazione di corpo estraneo endoculare
– Sensazione di “pesantezza oculare”
PREVENZIONE
– Visita oculistica periodica di controllo con particolare attenzione ai vizi di refrazione, anche lievi, ed ai disturbi della motilità oculare
– Schermatura delle finestre con tende ergonomiche
– Schermatura delle fonti d’illuminazione artificiale
– Usare lampade da tavolo
– Disporre il monitor perpendicolare alle fonti d’illuminazione
– Inclinare il monitor per ovviare ad eventuali riflessi
– Collocare monitor , documenti ed altro alla stessa distanza ed il più lontano possibile , purchè naturalmente ben leggibili
– Regolare contrasto , caratteri e luminosità del monitor ( sfondo chiaro e caratteri scuri )
– Ammiccare frequentemente e fissare periodicamente oggetti posti in lontananza .
– Pulire periodicamente il monitor . – Evitare di avere fonti luminose , naturali od artificiali , di fronte o alle spalle .
– Regolare il bordo superiore del monitor all’altezza degli occhi .
– Ridurre la luminosità generale .
– Frequenti pause riducono le tensioni psicologiche, muscolo – scheletriche e visive, concorrendo tra l’altro a migliorare l’efficienza lavorativa .
I principali inconvenienti legati all’uso dei videoterminali, possono essere facilmente prevenuti, non solo con l’applicazione di semplici principi ergonomici ma anche con comportamenti adeguati da parte degli utilizzatori .
OCCHIO E ULTRAVIOLETTI
Le radiazioni solari che giungono sulla terra vengono divise in radiazioni visibili e radiazioni invisibili. Queste ultime sono classificate in raggi ultravioletti (UV) e raggi infrarossi (IR).
Tra le radiazioni visibili quelle violetto-blu sono dannose per la retina, mentre gli UV sono tutti pericolosi per il nostro organismo e quindi anche per l’occhio, in particolare per la cornea, per il cristallino e per la retina.
Gli UVC, i più pericolosi perchè considerati letali, vengono arrestati dall’ozono atmosferico, gli UVB filtrano in minima parte, ma sono presenti nelle ore centrali del giorno, mentre gli UVA sono pericolosi per la retina.
La quantità di UV che giunge sino a noi e quindi il grado di pericolosità viene influenzata dalle condizioni ambientali, come dimostrato dagli esempi successivi.
Più della metà dell’irradiazione giornaliera è concentrata tra le 10 e le 14; per cui queste sono le ore dove sarebbe opportuno evitare l’esposizione, soprattutto per i bambini.
In alcune regioni, come l’Australia, lo strato di ozono atmosferico, che trattiene le radiazioni più pericolose, si è fortemente ridotto. Ne consegue una riduzione dell’effetto protettivo. In alta quota gli UV sono maggiori, così come nelle regioni equatoriali. La neve ed il ghiaccio possiedono un elevato indice di riflessione, per cui gli UV possono risultare più dannosi. Le giornate nuvolose ci proteggono maggiormente grazie all’effetto filtro esercitato dalle nuvole e dall’umidità.
COME VIENE DANNEGGIATO L’OCCHIO
Cheratite attinica. I disturbi iniziali sono rappresentati da senso di secchezza e bruciore, potendo poi sfociare in una cheratopatia superficiale con perdita dell’epitelio corneale. La sintomatologia in questi casi peggiora decisamente con comparsa di notevole sensazione di corpo estraneo, intenso fastidio alla luce (fotofobia), dolore mal tollerabile.
Cataratta. Le radiazioni UV sono considerate una concausa nella genesi dei processi ossidativi che portano all’aumento delle proteine insolubili nel cristallino e quindi alla comparsa dell’opacità.
Maculopatia. La macula è la porzione centrale della retina, quella che ci consente di distinguere i più fini dettagli di tutto ciò che osserviamo. Un danno o una malattia di questa struttura altamente specializzata comporta sempre una corrispondente riduzione della vista. Fissare il sole ad occhi aperti può portare ad una vera e propria bruciatura della retina con formazione di un foro maculare e conseguente grave e permanente riduzione visiva. Anche un edema maculare per accumulo di liquido infiammatorio nella macula può essere provocato dall’esposizione alla luce del sole. Il paziente avverte una calo della vista con deformazione delle immagini. In genere regredisce con adeguata terapia, potendo però anche evolvere in un foro maculare.
La Degenerazione maculare senile, la causa più frequente di cecità accertata nel mondo occidentale, è una malattia multifattoriale alla cui genesi concorrono vari fattori, quali l’ipertensione arteriosa, il diabete, il fumo, l’obesità, i disordini alimentari e non ultima un’eccessiva esposizione alla luce solare.
I raggi UV, infatti, provocano la formazione nei tessuti del nostro organismo di molecole, i “radicali liberi”, che sono responsabili dell’invecchiamento cellulare attraverso processi ossidativi. Nella retina i prodotti di degradazione delle cellule danneggiate si accumulano formando caratteristici depositi giallastri, drusen maculari. Si parla in questo caso di maculopatia secca o atrofica, che può in seguito evolvere nella maculopatia umida o neovascolare, con formazione di nuovi vasi, che spesso traggono origine proprio dalle drusen.
Tali neovasi, fragilissimi, perdono liquido, provocando così edema maculare. In seguito la loro rottura è responsabile anche di emorragie che risultano altamente invalidanti per la vista.
LA PREVENZIONE
Alimentazione. La macula è ricca di un pigmento, la luteina, che esercita un’azione di filtro nei confronti degli UV, limitandone la penetrazione e di conseguenza gli effetti dannosi.
La luteina ed il suo isomero, zeaxantina, non vengono però prodotti dal nostro organismo, per cui vanno introdotti con gli alimenti, come frutta, vegetali, grano e uovo. Efficaci antiossidanti, che limitano l’accumulo dei radicali liberi nel nostro organismo, sono le vitamine A-C-E, il betacarotene, zinco, selenio; tutte sostanze di cui sono ricchi frutta (arance, albicocche, kiwi) e vegetali (pomodori, carote, peperoni, spinaci, broccoli, lattuga…).
Protezione con occhiali. La scelta del filtro protettivo ideale non è semplice. Dobbiamo intanto tenere conto che una lente ha il colore dei raggi che lascia passare, per cui sono sicuramente da evitare quelle azzurro-blu che non arrestano le radiazioni visibili violetto-blu, dannose per la retina e per il cristallino.
I filtri grigio e marrone assicurano un assorbimento di circa 85%, per cui sono indicati in una giornata di sole. Non alterando la percezione dei colori, poi preservano la qualità della visione. Il filtro verde assicura un assorbimento minore dei precedenti.
L’occhiale specchiato può arrivare ad un assorbimento del 90%, mentre quello polarizzato al 90-95%, proteggendo anche dalla luce da riverbero, come quella riflessa dalla neve e dal ghiaccio. In caso di nebbia è indicato un filtro giallo che ha una capacità di assorbimento bassa, 10-15%, ma accentua il contrasto.
Il filtro arancione accentua meno il contrasto in presenza di nebbia, però ha un potere di assorbimento del 30-40%.
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